Da questo presupposto, il Comune di Arzachena, tramite il delegato alla Cultura Giovanni Carta, promuove e supporta una nuova iniziativa di divulgazione della cultura e della storia locale ideata dalla MSD & Partners a cui collaborano la ACD - Associazione culturale dialettale, l’associazione La Scatola del Tempo e la Parrocchia Santa Maria della Neve.
La mostra “La Società delle parole estinte” apre le porte venerdì 26 settembre, alle 18:30, nella chiesa di San Pietro e sarà visitabile fino al 31 dicembre 2025, dal lunedì al sabato, dalle 10:00 alle 19:00.
“Il Comune promuove questa iniziativa che chiude il ciclo di progetti culturali avviati lo scorso giugno per il calendario Arzachena eventi 2025 - spiega il delegato alla Cultura, Giovanni Carta -. Allo stesso tempo, La società delle parole estinte segue e completa lo straordinario lavoro fatto nelle scuole di Arzachena dall’ACD, in cui il presidente Agostino Azara si è impegnato per mantenere viva nelle nuove generazioni la conoscenza della lingua gallurese insieme a tutte quelle espressioni che rischiano di scomparire”.
Ogni pannello della mostra custodisce una frase gallurese e la sua traduzione in lingua italiana, non come semplice esercizio di memoria, ma come gesto di resistenza culturale. Perché ogni parola salvata è un legame che si rinnova con le generazioni passate e si trasforma in dono per i nostri ragazzi, a cui la mostra è dedicata.
“Perché le parole non muoiono davvero, finché qualcuno ha il coraggio di pronunciarle…- afferma l’ideatore Mario Sotgiu -. Dietro a ciascun modo di dire c’è un universo di saggezza popolare, di ironia, di poesia nascosta nelle pieghe di una non facile quotidianità legata all’originario mondo agropastorale. I tanti modi di dire della lingua gallurese, soprattutto quelli derivanti dalla cosiddetta cultura degli stazzi, con i loro suoni unici e inconfondibili e con le immagini che evocano, appartengono a una storia antica che non è soltanto linguistica, ma profondamente umana. Le nostre associazioni hanno collaborato perché convinte che la diversità linguistica sia una ricchezza: proteggerla significa proteggere le radici, il paesaggio interiore e l’identità stessa di un territorio”.